Mettiamo per assurdo che anche quest'anno ci sia Povia in gara al festival di Sanremo. Un 'ipotesi assurda, direte voi: ma come, con tutti i cantanti e i cantautori in giro per l'Italia, fra talentshow e corride, fra chi vende veramente i dischi (perché il Festival non può prescindere dalla crisi del mercato) e fra chi si ostina ingenuo a far musica, proprio Povia deve tornare? Proprio Povia sì, stando anche a quanto ribadito dal direttore artistico del Festival Mazzi, ieri al Grl: «Povia è un cantastorie moderno di temi sociali. Ha già partecipato a Sanremo tre volte e ha vinto nel 2006. Stiamo riflettendo perché la canzone di quest'anno è struggente, è un pugno nello stomaco». E chi ne dubita. Festival addietro alcuni suoi versi (cito testuale: «Più o meno come fa un piccione / l'amore sopra il cornicione»), vennero paragonati da un dirigente Rai a quelli del Pascoli. Altri suoi versi («Luca era gay / e ora sta con lei») per fortuna da nessun direttore Rai paragonati al genio di chichessia, hanno portato solo pochi mesi fa una miriade di proteste per le strade di Sanremo e dentro l'Ariston. Non pago, Povia ha dedicato ora la sua verve lirica a Eluana. La povera Eluana Englaro. Provocatore di professione, pensatore libero che sia, sarebbe bello che questa volta su Povia non si scatenassero dibattiti infiniti, ovvie indignazioni, spaccature, proclami. Basterebbe, con lui in video, spegnere la tv.